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All’inizio del 1800, un soggiorno estivo a Livorno, era considerato quasi unostatus symbol. La città era infatti stazione balneare alla moda, un centro ospitale ideale per l’alta e media borghesia nazionale e internazionale. Numerosi stabilimenti balneari sorsero lungo la passeggiata che dalla Porta a Mare procedeva fino all’Ardenza e poi, come via Principe di Napoli, fino ad Antignano.

Dopo l’unità d’Italia "l'estate livornese" conobbe il suo periodo più brillante quasi a bilanciare la crisi di altri settori dell’economia cittadina. 
Luoghi di ritrovo e di svago furono creati nei pressi dei bagni e del passeggio per rendere ancor più vario e spensierato il soggiorno turistico: caffè, birrerie, ristoranti ed altre strutture innovative. 
Nel 1892 venne inaugurato l'Eden-montagne russe, un parco giochi ancor più vario del Giardino a Mare già situato sulla spianata dei cavalleggeri.

 

Poco distante da questa il Grand'Hotel Palazzo (1884) di fronte ai Bagni Pancaldi (1846) e Palmieri oggi noti con il nome di Acquaviva. Proseguendo la passeggiata si arrivava al Parterre di Ardenza, dove le Ville e i Granducali Casini(1) davano ospitalità a una selezionata clientela  per le cui esigenze il viale concludeva il suo percorso.

Infatti nel luogo dove oggi si apre la Terrazza, nota per la sua forma con il nome di "Rotonda", il viale del Passeggio si interrompeva permettendo al visitatore di poter godere di un paesaggio esemplare come quello delle colline che si affacciano fino al mare. Da ricordare è la notevole rete di ferrovie che dall’unità d’Italia legava Livorno con le città più importanti della Toscana e si prolungava con le vicine regioni. 
Nei pressi della Stazione (inaugurata nel 1911) esisteva dal 1904 un grande stabilimento di cure idroponiche(2): le Acque della Salute che utilizzavano acque minerali scoperte nella campagna retrostante la città. Sono proprio le architetture che ospitano attività turistico balneari termali a risentire chiaramente delle influenze del nuovo stile che in quegli anni si diffonde in tutta Europa.

La Secessione austriaca ebbe diretta influenza sull’architettura livornese. 
Il Liberty, tipico delle terme e dei grandi alberghi della fine dell’800 a Livorno era distinguibile anche e soprattutto nelle decorazioni di pareti e soffitti, cancelli e ringhiere. Tutto questo non dovrebbe sorprenderci se pensiamo che il Liberty è principalmente artigianato, cose d’uso, arredamento, decorazioni, in una frase, sintesi delle arti. 

 

Rispetto ai paralleli movimenti europei, la voga del Liberty in Italia inizia più tardi diffondendosi soprattutto a partire dall’Esposizione d’arte decorativa moderna di Torino del 1902. 

Nella maggior parte dei casi gli edifici del Liberty "livornese" si rivelano depauperati degli aspetti di avanguardia: accolgono dal modernismo gli accenti più esteriori, più appariscenti (come l’eccesso di decorazioni) mentre mostrano scarsa consapevolezza di elementi chiave quale il problema del rapporto tra l’esterno e l’interno o la ricerca di una fusione dei vari apporti artigianali a livello compositivo. 
A livello informativo contribuirono alla diffusione di questo nuovo tipo di architettura una serie di pubblicazioni della rivista "L’architetto moderno" che ebbe diretta influenza sui maggiori progettisti di Livorno: Angelo Badaloni, Luigi Pastore, Gino Cipriani e il disegnatore Cioni.

Angelo Badaloni (1849-1920) è stato l’autore degli edifici più significativi dell’ultimo quarto dell’800 livornese. Fra le sue opere principali ricordiamo il Mercato delle Vettovaglie, ubicato lungo i Fossi al centro del braccio sud-est che circonda il centro, le scuole Benci sul lato opposto dello stesso fosso, le Micheli sulla piazza della Porta San Marco e la sistemazione della Stazione. I particolari costruttivi e specialmente le strutture interne del Mercato Centrale sono riconducibili allo stile eclettico Liberty Art Decor come si può notare dalla decorazione a foglie stilizzate delle capriate in ferro. 
Ma anche le palazzine costruite dallo stesso Badaloni nel nuovo quartiere della Stazione avevano una decorazione semplice vagamente arieggiante ai modelli dell’Art Nouveau e condotta con discorso unitario fra i fabbricati e le palazzine.
Altro progettista attivo a Livorno dopo il primo decennio del 1900 (e fino al dopoguerra ’43-’45) fu l’Ingegner Luigi Pastore autore della Villa Bertocchini sul Viale Carducci: fra le altre sue opere ricordiamo la baracchina dell’Eden (davanti ai bagni Trotta) e la "prima edizione" della Baracchina Rossa. 
Pastore collabora attivamente con un altro importante progettista livornese, l’Ingegner Gino Cipriani, professionista legato alle grandi società immobiliari che dal 1926 al 1930 si era occupato della sistemazione della parte di città immediatamente dietro al Duomo. 
La preoccupazione vigile e costante di inserirsi nell’ambiente circostante enunciata dal Cipriani rimase comunque una pia intenzione: sorsero ' alcuni pretenziosi palazzoni nello stile eclettico che allora andava di moda e del quale possono trovarsi molti esempi nelle riviste di architettura del tempo. Fra le costruzioni allora eseguite il Palazzo delle Poste e la Sede del Monte dei Paschi, con una galleria pedonale sempre intorno al cardo dietro il Duomo con evidenti riferimenti alla Galleria Vittorio Emanuele Il di G. Mengoni a Milano.
Sorprendentemente si costruisce - intorno al 1930 - fra lo Stadio e l’Accademia Navale un quartiere di villini spesso gemelli, concepiti in un pot-pourri di stili: logge, torrini finestre e altri particolari costruttivi ripresi dall’architettura romanica, gotica, araba  

…La gente prende frammenti di configurazioni preesistenti che un tempo erano state vincolanti, e tenta di spacciarle per contrassegni della propria identita". 
(Alexander Mitscherlich, Il feticcio urbano (3)).

A un primo sguardo si potrebbe pensare che le bizzarre palazzine siano una quarantina di anni più vecchie della loro età effettiva. Esse nel loro insieme costituiscono testimonianza di un provincialismo così ingenuo e convinto, da essere disarmante e perfino simpatico. Sul piano urbanistico le palazzine realizzano il definitivo superamento della cinta daziaria; sul piano costruttivo evidenziano uno stile Liberty eclettico. 
L’autore di tutti i disegni (quale che sia il firmatario dei progetti) fu il Cioni, un valentissimo disegnatore privo di ogni titolo di studio, del quale si servivano molti professionisti della città. 
Il Cioni copiava progetti che apparivano sulle riviste dell’architettura moderna, per lo più di derivazione della scuola viennese. Il nome di Cioni non apparirebbe neppure in un documento ufficiale, se non fosse ricordato dai verbali della Commissione Consiliare Lavori (dove e erroneamente indicato come architetto) in qualità di progettista del Palazzo delle Poste, però non eseguito.

Altre testimonianze del Liberty a Livorno - oltre il blocco del già citato complesso delle Acque della Salute, detto il Corallo(4) - sonola Stazione centrale inaugurata nel 1911, l’Hotel Universal sul Viale di Antignano e molte altre palazzine che hanno dato luogo alla formazione delle strade di Via Roma, Via Baciocchi, Via Marradi che collegano il centro della città con i quartieri residenziali circostanti. 
Spesso le decorazioni di queste opere sono costituite da piastrelle in ceramica con motivi floreali stilizzati, mentre le ringhiere dei balconi sono arricchite di glicine, tipica pianta 
Art Nouveau.

Il Liberty a Livorno...

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